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Figli di un Dio ubriaco

Balletto Civile / Michela Lucenti
THE SHOW IS POSTPONED TO THE NEXT SEASON

Creazione Michela Lucenti – Balletto Civile
Regia e coreografia Michela Lucenti
Danza Maurizio Camilli, Loris De Luna, Maurizio Lucenti, Michela Lucenti, Alessandro Pallecchi, Matteo Principi, Paolo Rosini, Emanuela Serra, Giulia Spattini, Elisa Spina, Demian Troiano e per la prima volta in scena Era Affini

Drammaturgia Maurizio Camilli e Emanuela Serra
Assistenza alla coreografia Ambra Chiarello e Francesco Gabrielli | Testi Balletto Civile | Musica  Isabella Leonarda, Claudio Monteverdi, Alessandro Piccinini, Salomone Rossi e Barbara Strozzi | Spazio sonoro Guido Affini | Scenografia Balletto Civile | Luci Stefano Mazzanti | Costumi Chiara Defant | 

Direzione tecnica Stefano Mazzanti
ProduzioneBalletto Civile
Coproduzione Fondazione TPE Torino e Fondazione Cantieri d’Arte Montepulciano
Con il supporto di Monteverdi Festival/Fondazione Teatro A. Ponchielli Cremona, Oriente Occidente | Dialoghi/Residenze delle Arti Performative Villa Manin Codroipo, Teatro Petrella Longiano/Cronopios e Teatro degli Impavidi – Sarzana | In collaborazione con  MiC – Ministero della Cultura


FIGLI DI UN DIO UBRIACO è un progetto nato su commissione del Teatro Ponchielli di Cremona e del Festival di Montepulciano intorno all’opera del compositore Claudio Monteverdi.

«Affascinati dagli studi di Tomaso Montanari, uno dei massimi esperti del Barocco» spiega Michela Lucenti «abbiamo scoperto quanto fosse centrale la condizione del corpo e della sensualità in quel periodo storico. Montanari parla di “sensualità di vite disperate”, di un corpo in continuo cambiamento citando come esempio la Dafne del Bernini, ambigua e in trasformazione. Un link perfetto alla poetica di Balletto Civile incentrata sulla fragilità e la vita ai margini che abbiamo còlto per disegnare questa epopea della nostra quotidianità segnata da antieroi. Modellando i temi pastorali, guerrieri, amorosi dei madrigali monteverdiani alle nostre esigenze, al fine di costruire un discorso coerente con il nostro stile e il nostro “carrozzone” umano. Il “basso continuo” della resistenza umana si mischia ai suoni di una quotidianità ubriaca restituendo immagini che si dilatano e fungono da microscopio del nostro sentire». Dodici interpreti in scena, uno spaccato di umanità di quasi due ore nel quale entrano in gioco, per similitudine con la vita del compositore, riflessioni sull’oggi e sull’identità data all’uomo dal lavoro.