PENSARE
SCENARIODANZA 21/22: 9 spettacoli in abbonamento + 1 fuori abbonamento
/COSTI:
- Biglietto singolo: € 13 intero / 10 ridotto
- Carnet 6 spettacoli: intero € 70,00 / ridotto € 60,00
- Carnet 9 spettacoli: intero € 90,00 / ridotto € 80,00
/ “PENSARE” di Roberto Zappalà
Un giorno, durante uno dei miei tour con la compagnia, ho iniziato a ragionare sul titolo/suggestione che dovevo dare alla nuova stagione “scenario danza”. Avendo intitolato “Maturità” la passata stagione l’ultima prima della pandemia, mi è sembrato opportuno creare una connessione col tema del 2019, proseguendo così la linea tenuta in questi anni rispetto ai comportamenti sociali di una comunità con ancora margini di crescita. Crescita legata al comportamento civile, alla convivenza, allo scambio culturale continuo, all’esigenza di condividere momenti quotidiani di aggregazione.
Insomma la maturità ci può portare a pensare un po’ di più?
In quel periodo iniziavo a leggere un bellissimo saggio di Vito Mancuso “Il bisogno di pensare”, nel quale afferma “attualmente non c’è solo una crisi economica ma anche una crisi di civiltà, una crisi che riguarda i fondamenti dello stare insieme degli esseri umani, non più in grado di sentirsi soci e quindi di creare società”.
Quando ragiono sulle questioni sociali non posso non farmi alcune domande. Come impegniamo il nostro tempo, come ci rivolgiamo agli altri, perché ci si guarda sempre meno (almeno dal vivo); facendo una sintesi, siamo sicuri che dedichiamo abbastanza tempo all’azione del pensare?
Solitamente faccio sempre un esempio tanto banale quanto esemplare. Vi ricordate cosa accadeva aspettando la metropolitana o un bus o ancora un amico in ritardo all’appuntamento? Accadeva che avevamo il tempo di pensare, la noia non era qualcosa che temevamo, tutto era su misura rispetto al trascorrere del tempo, di quel tempo.
Oggi, non è mai inutile ribadirlo, il momento della noia viene facilmente elaborato e superato attraverso l’uso dei sistemi di comunicazione, la velocità delle notizie e di conseguenza l’esigenza di rispondere con altrettanta sollecitudine, cose che tutti lamentiamo esistere ma di cui in effetti “pare” non si possa fare a meno.
In sostituzione all’azione del pensare l’azione più comune oggi è prendere il telefonino e il più delle volte “cazzeggiare” insomma chattare, o forse quando va un po’ meglio leggere le “news” con la spasmodica speranza di apprendere l’ultima notizia augurandoci di essere i primi e forse i soli a conoscerla. Poveri illusi!
Abbiamo sostituito il verbo pensare con il verbo fare.
Quindi possiamo dedurre che facciamo molte cose senza pensare?
L’idea di doversi obbligatoriamente informare di tutto ciò che sta accadendo nel mondo, ci dà la sensazione o la percezione di diventare più colti; la sensazione è legata a effetti provenienti dall’esterno; la percezione, invece, è più un elaborazione dell’informazione che parte dall’interno.
Il desiderio morboso di conoscere tutte le ultime notizie credo riesca soltanto a riempire il vuoto che ognuno di noi si porta dentro a causa di quella mancanza di riflessione, di spazio alla “noia” direi di silenzio, che chi è più attento cerca di proteggere e mantenere sempre vivo dentro di sé, essendo il silenzio grande fonte di ispirazione e elemento indispensabile per poter pensare.
Vedete, chi fa il mio mestiere non ha parole per ringraziare chi fa le vostre azioni; uscire da casa, prendere un mezzo, comprare un biglietto e infine, in rigoroso silenzio, vedere uno spettacolo e poi, “pensare”.
Quest’azione all’apparenza semplice è ciò che fa di tutti voi degli “eroi culturali” e noi dei semplici pensatori e visionari al vostro servizio.
Credo, che tutti noi abbiamo un po’ perso l’abitudine di pensare, il saggio di Mancuso mi è stato utile ad una riflessione più profonda sul tema specifico. Pensare è un bisogno che non dobbiamo reprimere e che dobbiamo sempre alimentare. Uno degli strumenti che personalmente conosco è proprio quello di vedere uno spettacolo di danza, di teatro o musicale, tutti parte integrante di quel modo di alimentare il proprio spirito a preferenza di un nutrimento più superficiale, legato spesso e soltanto all’apparire.
Ciò che avviene nelle performance dal vivo – al contrario del web dove dietro l’anonimato si cela una perversione che sfocia nel costruire immense falsità – è che chi si esibisce dal vivo non ha nessun filtro se non quello dello spettatore con la sua mente e il proprio pensare, spesso in contraddizione con quello dell’artista, ma proprio per questo utile ad un continuo confronto e una crescita totale.
Come sottolinea Mancuso nel suo saggio riportando le parole di Norberto Bobbio “esistono pensanti e non pensanti”… fate voi…
“Frequentiamo un po’ di più il teatro dal vivo, avremo certamente modo di pensare, riflettere e cosi provare a migliorare i rapporti umani, certamente tra i fattori che danno un senso alla nostra vita.”