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MEDITERRANEO l.a.s.d.f.

anno 2001 durata 70'

Produzione 2001

 
coreografia e regia Roberto Zappalà
musica Antonio Breschi, Kunsertu, Steve Reich, The Klezmatics
costumi Sabina Piccione / scene Giuseppe Parito / testi Nello Calabrò
disegno luci Marco Policastro
una coproduzione compagnia zappalà danza – Teatro A.Ponchielli di Cremona – Città di Catania
in collaborazione con Scenario Pubblico performing arts
 

Mediterraneo l.a.s.d.f. (le antiche sponde del futuro) è un viaggio che, in questo luogo dei luoghi per antonomasia,“cortocircuita” percorsi, situazioni e ambienti, immaginari, pensieri e visioni, lingue e linguaggi. Con un contrappunto visivo-sonoro si tenta di rendere la magmaticità e la drammaticità, le contraddizioni in ogni caso, di questo mare nostrum crocevia di opposizioni e di affinità, alternando tra l’altro, ad una nenia araba un rap in catanese, un tradizionale flamenco al minimalismo di Steve Reich, alla fisicità e all’astrazione della danza la narrazione del linguaggio parlato. Il Mediterraneo come luogo geografico e della mente, visto nella sua atemporalità storica e al contempo nel suo presente in divenire. Un mondo, (un cosmo), afferrabile, forse, più che nei discorsi compiuti e nei saggi storico-critici, dal non detto di una danza allo stesso tempo astratta e narrativa evocatrice d’immagini e ricca di suggestioni.

 
“Dopo la trionfale tournée in Marocco l’onda multiforme di Mediterraneo ritorna a Catania..In una messa in scena densa e affollata come un “suq” mediorientale , complice e clandestina come un antico porto isolano, l’ensemble di Roberto Zappalà apre la sua “finestra sull’universo/mare”, e così accompagnati da suoni ora martellanti ora suadenti gli interpreti della compagnia zappalà danza ne hanno tracciato le rotte infinite attraverso i loro corpi ed i loro intrecci, lungo il respiro ed il protarsi di sinuosi movimenti singoli e collettivi…..Il movimento di questa moltitudine/individuale esprime in un crescendo l’alito dello scirocco e la dolcezza impareggiabile dei marosi, le tragedie della differenza e delle contraddizioni…I dieci prolungati minuti di applausi ci stanno tutti…” Giuseppe Condorelli, Il Giornale di Sicilia