fbpx

CULTUS

anno 2023 durata 65'

nuova creazione di Roberto Zappalà per 8 danzatori / 8° tappa del progetto Transiti Humanitatis

anteprima site-specific | 15 luglio 2023 h 05.00 | Parco Archeologico di Solacium | Armonie d’Arte Festival

prima assoluta | 12 ottobre 2023 | Teatro Verdi di Gorizia | Visavì Festival

regia e coreografia Roberto Zappalà

musica  ‘The Little Match Girl Passion’ di David Lang, William Shakespeare e della tradizione popolare italiana

drammaturgia Nello Calabrò

interpreti e collaborazione Giulia Berretta, Corinne Cilia, Filippo Domini, Laura Finocchiaro, Anna Forzutti, Silvia Rossi, Damiano Scavo, Erik Zarcone

assistente alle coreografie Fernando Roldan Ferrer

set, luci e costumi Roberto Zappalà | copricapo Veronica Cornacchini | acconciatore/parrucche Alfredo Danese | realizzazione costumi Majoca

una coproduzione Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza Centro di Rilevante Interesse Nazionale, Fondazione Luzzati / Teatro della Tosse (Genova), Teatro Comunale di Modena

in collaborazione con TPE Fondazione Teatro Piemonte Europa (Torino), Visavì Festival /Artisti Associati (Gorizia), Festival Armonie d’Arte (Catanzaro)

con il sostegno di MiC Ministero della Cultura e Regione Siciliana Assessorato del Turismo dello Sport e dello Spettacolo

Dopo la creazione “Kristo”, basata non su una partitura coreografica ma su un linguaggio del corpo che accompagna le parole, Zappalà con questa nuova creazione, ritorna prepotentemente alla sua danza ricca di contraddizioni creative, dai sapori carnali e delicati, musicali ma anche atonali, esplosivi ma anche poetici e intimi. A ispirare questa nuova creazione sono le meravigliose atmosfere delle musiche di David Lang, le voci dell’opera ‘The Little Match Girl Passion’ composta nel 2007, vincitrice del premio Pulitzer nel 2008; voci che danno vita ad un lavoro di grande impatto sonoro con atmosfere sacre originariamente ispirate alla fiaba della piccola fiammiferaia di Hans Christian Andersen, e che certamente hanno un riferimento nella ‘Passione secondo Matteo’ di Bach.
Nella nuova creazione non si farà alcun cenno alla fiaba di Andersen, sarà la danza astratta, pura, ad essere protagonista assoluta. L’ispirazione arriva a Zappalà indirettamente anche dall’opera di Bach e dalla passione come sofferenza estrema che Cristo e l’uomo, ogni uomo, ogni donna, (ogni piccola fiammiferaia) porta con sé.

Intorno al lavoro
Cultus nasce da una necessità e da una sfida.
L’esigenza sentita dall’artista, la sua necessità, è quella del confronto tra due linguaggi per sottolinearne non solo la contiguità e i punti di contatto ma anche e soprattutto gli strappi e le diversità; un confronto che è anche uno scontro tra due forme espressive che Zappalà ha variamente affrontato nel suo percorso artistico.
La sfida (che è anche scommessa con se stesso, con la propria opera e il proprio percorso artistico) è trasformare in danza pura quello che nella precedente creazione era linguaggio drammaturgico e testuale. Questa nuova creazione trasfigura una drammaturgia in danza pura e propone al contempo un viaggio coreografico.  Dopo un prologo dove il verso shakespeariano è utilizzato come pura colonna sonora fonetica che accompagna l’esposizione dei singoli corpi, si procede, in un fluire coreografico incessante, nei quadri emozionali della felicità terrena – quella dell’incontro e della convivenza – e di quella estatica della resurrezione passando prima dalla sofferenza delle “torture”.

Un viaggio costituito da varie tappe, transiti in movimento dove i corpi dei danzatori attraversano e si immergono nei vari stati dell’abbandono, della tenerezza, della gioia, dell’estasi. Della poesia.

In Cultus la fisicità della danza, il suo trascendere il referenziale, ottiene il risultato di far navigare lo spettatore in un luogo “fluido” dove perdere la cognizione del tempo e contemporaneamente sentirsi partecipi di qualcosa di impegnativo e appassionante, in un’unica esperienza sensoriale. I corpi dei danzatori, donne e uomini, si abbandonano ad un movimento continuo che attraverso i corpi dei danzatori e le loro relazioni porta in scena le “passioni” dei singoli e delle moltitudini.
Usando il “mezzo” che più si addice ad una elaborazione coreografica, il corpo umano, la creazione si inserisce a pieno titolo nel progetto ‘Transiti Humanitatis’ che da molti anni caratterizza il percorso artistico di Zappalà.

 

foto Giovanni Chiarot, Guido Mencari, Serena Nicoletti