24 preludi
chiusura del progetto Corpi incompiuti
coreografie
Roberto Zappalà
musiche
Frédéric Chopin (24 preludi per pianoforte op.28 – al pianoforte Grigory Sokolov rec. Parigi, 17/06/1990)
collaborazione alla drammaturgia
Nello Calabrò
danzatori:
Eli Cohen, Maud de la Purification, Sonia Mingo,
Camilla Montesi, Fernando Roldan Ferrer, Ariane Roustan, Blanca Tolsa Rovira, Valeria Zampardi stagière Michela Cotterchio
Luci e costumi Roberto Zappalà
Realizzazione costumi Debora Privitera
Taglio parrucche Antonio Gulino Parrucchieri ed Estetica
Assistente alle coreografie Ilenia Romano
Direttore tecnico Sammy Torrisi
Management Maria Inguscio
una produzione Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza – Centro di Produzione della Danza
in collaborazione con Teatro Giuditta Pasta di Saronno
con il sostegno di Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e Regione Siciliana Ass.to del Turismo, Sport e Spettacolo
“24 préludes” nel 2006 ha chiuso il progetto “Corpi Incompiuti” e ha segnato l’inizio di un nuovo percorso dedicato alla danza pura, percorso che tuttora continua ad interessare il coreografo. Oggi con “24 Preludi” si prosegue il progetto “Antologia” che Zappalà ha intrapreso un anno addietro con la ripresa di Romeo e Giulietta.
Con questa creazione per 8 interpreti, che parte dalla coreografia “Foulplay” – realizzata nel 2005 e ispirata a “Commedia” di Samuel Beckett– Zappalà tocca temi come l’amore e la follia, con le svariate corde della sua danza.
Una follia in cui i sensi sono in pace con sé stessi perché hanno raggiunto il proprio climax.
E se i pazzi (alcuni, tutti?) danzano la propria pazzia allora forse solo la danza pura può “rappresentare” il loro mondo, la loro pace dei sensi.
La creazione 2017 anche se non avrà sostanziali cambiamenti è generata da una nuova visone del suo creatore che insieme a nuovi costumi e nuovi danzatori ha portato Zappalà a suddividere “24 preludi” in due, dove al gioco perverso della prima parte si aggiunge la terapia di gruppo della seconda. Una suddivisione in due parti, “Foulplay” e, appunto, “Terapia di gruppo” che testimonia di come il tempo genera nuovi e inediti percorsi interpretativi anche per gli stessi autori.
Rifare “24 preludi” rappresenta in ogni caso il piacere di riprendere un lavoro che il coreografo ha molto amato nel suo percorso creativo cercando di lasciarlo puro e autentico, nudo e incisivo, così come lo è stato quando è stato creato, e che ha segnato una svolta che in seguito ha portato Zappalà a scrivere il suo linguaggio coreografico e gestuale “MoDem”.
Solo se non si è in pace con se stessi e con i propri sensi si è, forse, sani, perché “La mente, ad eccezione di un deficiente, è sempre caotica”. Dashiell Hammett
Così è stato scritto 10 anni fa:
“..Niente di più classico dei 24 Preludi di Chopin.. per questo, ciò che Roberto Zappalà ha fatto e disfatto dei 24 preludi è sorprendente, disarmante, incontestabile. “Piuttosto” geniale, direbbero gli inglesi. Zappalà prende quelle liriche in bianco e nero, quei “sogni dorati” di cui diceva Liszt, e li semina sulla Terra della follia e in corpo ad otto prepotenti, dottissimi danzatori, che , ora isolati ora in branco, ne fanno storie strappate, irriconoscibili, senza tempo e senza fine…Fiumi di applausi e chiamate, alla fine. Dissacrare è facile, consacrare in “altro” modo è, forse, da artista…” Carmelita Celi, La Sicilia
“…in 24 préludes Zappalà aggredisce gli aforismi chopiniani per il bisogno di tornare alla danza pura e invita a concentrare l’attenzione sui corpi dei suoi ballerini in uno spazio nudo e sulle anomalie psicofisiche, ovvero gestuali, in una danza incessante…in scena avvampa una danza caotica, vivace, tutta linee rigide sporcate da tic e disequilibri…24 préludes è un progetto nitido: non rinuncia del tutto a correlare la sua danza “malata” che poco alla volta diventa attraente nello scuotersi dei corpi, nei loro goffi e bestiali movimenti, alla musica sognante e furibonda, sensuale e frigida, gioiosa e tragica…” Marinella Guatterini, Il Sole 24 Ore
“..sono i Préludes di Chopin a dettare i tempi della luce, i tempi dei corpi. Si danza l’attesa e la gioia, la passione e la fine, la follia e la “pace dei sensi” su una partitura di corpi. Quelle che intrecciano sulla scena i magnifici “danzatori” della compagnia zappalà danza sono trame fisiche e sonore – dai tic alle filastrocche, dai gorgoglii fino al cinguettio di baci e risa – che vanno al di là del semplice gesto. La prosa coreografica, elegantissima e fluida, di Zappalà supera il corpo con il corpo: pur nello spazio chiuso della finzione-rappresentazione tutto è al contempo reale e visionario, tanto sensuale quanto elementare, biologico…” Giuseppe Condorelli, Giornale di Sicilia