PERFOMANCE
FORMal / VAVILOV studio II su CIRCEO
FORMal – Natalia Iwaniec ∆
In this project I would like to explore shapes, form. Our connection to ballerina fantasy, to the shapes that sometimes we are ashamed as a dancers in contemporary world.I would like to use sense of
humor to use clear images, precise form and play with this subject. I would like to bring dancers to moment of exaggeration, to passion to move inside shapes that are comfortable for them, and even more inside the form that is bizarre and unfamiliar for there bodies and to the way that they use to move.
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VAVILOV studio II su CIRCEO – Fabrizio Favale ∆
Invenzione e coreografia: Fabrizio Favale
Danzatori: Daniele Bianco, Vincenzo Cappuccio, Francesco Leone,
Co-produzione: Théâtre national de Chaillot, Paris, FRANCE / Le Supplici / Kinkaleri
Con il contributo di MIBACT – Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Emilia-Romagna.
Circeo è un promontorio affacciato sul Mar Tirreno. Luogo mitico di approdo di Ulisse e incontro con Circe.
Questo lavoro nasce attorno a un’ipotesi di “non-disegno” coreografico e spaziale, dove ciò che resta è pura circolarità, ipnosi, sogno: Circeo. E largo orizzonte, geometria, solco di balene, montagna sottomarina: Vavilov. E sommovimento tellurico, fuochi, fumo, ghiaccio, vulcano subglaciale: Hekla. E fiaba, mantra, formula incantatoria: Circe.
In Circeo i danzatori lavorano per gran parte del tempo bendati, intravedendo solo ombre e cambi di luminosità. Sparsi qua e là sulla scena, in un orizzonte esteso e privo di riferimenti usuali, affondano
pienamente in un universo senza spessore, leggero e cangiante, fatto della completa ricercatezza del movimento e delle sue qualità dinamiche, fatto di velocità e lentezza, di simultaneità intraviste e subito raccolte, di calore e di gelo, di distanze, di approssimazioni, di incontro, di baci, di energia consumata, di corpi spossati e arenati. Nell’incertezza tra il mentale e il fattuale, il notturno e il diurno, i danzatori parlano un linguaggio che sembra appartenere più a un branco di megattere che a noi.