Caino e Abele #2 (come le ali)
Caino e Abele #2
(come le ali)
6° tappa del progetto Transiti Humanitatis
da un’idea di Nello Calabrò e Roberto Zappalà
coreografia e regia Roberto Zappalà
musiche Johannes Brahms, Pan America, Scott Walker, Sunn 0))) & Boris
danzatori Adriano Coletta, Filippo Domini
luci e scene Roberto Zappalà / disegno costumi Veronica Cornacchini e Roberto Zappalà / realizzazione costumi e scene Debora Privitera /
direttore tecnico Sammy Torrisi
dal progetto Liederduett (due episodi su Caino e Abele)
Liederduett é una co-produzione Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza -Centro di Produzione della Danza e Bolzano Danza/Tanz Bozen in collaborazione con KORZO (Den Haag, NL) e MilanOltre Festival con il sostegno di MIBACT e Regione Siciliana Ass.to del Turismo, Sport e Spettacolo
Prima assoluta 19/20 maggio 2018 Viagrande Studios, Viagrande (CT)
La creazione di Roberto Zappalà “Liederduett” – progetto su Caino e Abele – viene anticipata da alcuni step di “meditazione”: CORPO A CORPO e COME LE ALI.
COME LE ALI partendo dalle figure di Caino e Abele esplora un mondo apparentemente comune a tutti ma allo stesso tempo quasi assente, Un’esplorazione utopica della convivenza ottimale, legato all’intesa, al legame, all’intima unità che dovrebbe esistere tra gli “organismi animali e vegetali”; alla simbiosi.
Simbiosi come simbolo di legame e di fusione, non più attriti e violenze fratricide, ma parità e condivisione; e cosa c’è di più forte e più immediato per evidenziare queste prospettive se non la metafora dell’unisono, del simultaneo, del sincronico che si crea nella danza? Della simbiosi di due corpi danzanti che diventano quasi un nuovo organismo biologico?
Le ali del titolo sono quelle degli uccelli e degli angeli, strumenti biologici e fantastici che evidenziano la metafora dell’unisono e della simbiosi.
Ma le/ali è anche la lealtà, simbiosi morale dei rapporti umani.
Come le ali vuole indagare una possibile utopia a partire da un’assenza: quella del “primo” delitto.
L’albero/progetto di Transiti Humanitatis si arricchisce di una nuova ramificazione, una “fronda” che richiama e rafforza, per affinità di riferimenti, un nuovo possibile progetto “genesi” già esplorato dal coreografo in “Oratorio per Eva”.